The Void Paradox

Where the profound darkness and reality convergence

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Cogito, ergo sum!

Immaginatevi di essere catapultati nella Francia del XVII secolo: un’epoca di grandi mutamenti e fermenti culturali. È qui che incontriamo René Descartes, filosofo e matematico d’eccezione, pronto a scrivere una pagina fondamentale della storia della conoscenza umana.

Oggi parleremo di uno dei contributi più celebri di Descartes: la creazione del cosiddetto “piano cartesiano”.

Un giovane curioso in cerca di risposte

René Descartes nasce il 31 marzo 1596 a La Haye en Touraine (oggi Descartes, in onore proprio del filosofo). Di salute cagionevole fin dall’infanzia, passò molto tempo studiando autonomamente e riflettendo sul mondo che lo circondava, sviluppando quella razionalità così tipica del suo carattere.

Non era solo un amante dello studio tradizionale: Descartes fu un instancabile viaggiatore. La sua sete di conoscenza lo spinse a girare per l’Europa: Paesi Bassi, Germania e persino la Svezia, dove morì nel 1650 a Stoccolma, presso la corte della regina Cristina. In queste peregrinazioni, poté confrontarsi con idee e culture diverse, prendendo appunti e osservando fenomeni naturali che risvegliavano la sua curiosità, e che confluirono nelle sue teorie.

La nascita del piano cartesiano

Arriviamo ora al celebre “piano cartesiano”. L’aneddoto più narrato vuole che Descartes, costretto a letto dalle sue frequenti emicranie, riflettesse su come collegare l’algebra alla geometria. Cercava, in altre parole, un modo per “parlare” di punti e linee geometriche utilizzando le formule e i numeri dell’algebra.

L’illuminazione sembra essergli venuta osservando il tragitto di una mosca sul soffitto della stanza: si rese conto che poteva descrivere la posizione dell’insetto con due valori, due coordinate, misurando la distanza da pareti perpendicolari. Da qui l’idea: usare due assi, che oggi chiamiamo asse x (ascisse) e asse y (ordinate), per definire la posizione di un punto nel piano.

Ecco che geometria e algebra si fondono in una combinazione perfetta: con il piano cartesiano (chiamato così proprio da “Cartesius”, il nome latinizzato di Descartes) possiamo tradurre figure geometriche in equazioni, e viceversa. Un’innovazione che ancora oggi ci accompagna e ci permette, ad esempio, di creare grafici e di risolvere problemi complessi in tantissime discipline: dalla fisica all’ingegneria, dall’economia all’informatica.

Un filosofo dalle idee rivoluzionarie

René Descartes, lo sappiamo bene, non si fermò alla matematica. Anzi, una delle sue frasi più celebri è il “Cogito, ergo sum” – “Penso, dunque sono” – che rappresenta il fondamento di tutto il suo pensiero filosofico.

Nella metodologia cartesiana, Descartes formulò quattro regole fondamentali per la ricerca della verità:

  1. Non accettare mai nulla come vero che non fosse evidente.
  2. Dividere ogni problema in parti più piccole.
  3. Condurre i pensieri in ordine, iniziando dagli oggetti più semplici.
  4. Fare enumerazioni complete, ricontrollando tutto per evitare errori.

Questo approccio, apparentemente semplice, fu di fatto rivoluzionario per l’epoca e influì su scienza, filosofia e anche sul pensiero moderno in generale.

Curiosità sulla sua vita

  • Il sonno e l’ispirazione: Si dice che Descartes preferisse dormire la mattina, poiché nei sogni trovava ispirazioni nuove e originali. Sarebbe stato durante una delle sue dormite mattutine che ebbe l’illuminazione sul metodo scientifico.
  • Dal latino “Cartesius”: Viene spesso chiamato “Cartesio” in italiano, un adattamento del suo nome in latino, “Renatus Cartesius”.
  • La proposta di trasferirsi in Svezia: Fu la regina Cristina di Svezia, affascinata dal suo intelletto, a volerlo nella sua corte. Qui, però, il clima freddo (e soprattutto i ritmi mattutini con lezioni alle prime luci dell’alba) non si sposarono bene con la salute già precaria di Descartes, che morì poco tempo dopo il suo arrivo.

L’eredità di Cartesio

Oggi, quando tracciamo due assi su un foglio per rappresentare una funzione o quando studiamo i grafici in una lezione di matematica, dobbiamo ringraziare quell’uomo con la parrucca del Seicento, che dal letto, osservando una mosca, diede vita a un’idea destinata a rivoluzionare il mondo.

Il piano cartesiano non è solo un semplice strumento per far bene i conti: racchiude in sé il potere di tradurre in numeri e linee tutto quello che possiamo immaginare e studiare, dal moto dei pianeti alle oscillazioni di un pendolo, dalle funzioni delle reti informatiche fino alla rappresentazione di dati complessi.

In chiusura, come avrebbe detto Descartes, la chiave è il dubbio metodico, l’analisi rigorosa e la ricerca delle cause prime: solo così possiamo avvicinarci alla comprensione della realtà. Possiamo dire che il suo insegnamento resta vivo e ci guida ancora oggi, in ogni campo del sapere.

Spero che questa escursione nel mondo di Descartes e del piano cartesiano vi abbia affascinato! E chissà, la prossima volta che prenderete in mano penna e righello per tracciare due assi sul foglio, magari sentirete un leggero brivido, immaginando il filosofo francese sorridervi, consapevole di quanto la sua idea continui a influenzare il nostro modo di studiare, lavorare e, in fondo, anche pensare.

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